Non riesco a togliermi dalla mente questa immagine: un giovane
dissidente siriano che entra in ospedale con una ferita a una gamba e ne
esce con un proiettile in testa. La sua famiglia ha descritto in
lacrime il modo in cui il regime ha restituito loro il corpo, e ha
aggiunto: “Non è rimasto alcun posto sicuro in Siria, nemmeno gli ospedali”.
Per sei mesi ho parlato con i sopravvissuti a torture e stupri, e ho compianto alcuni dei miei più cari amici, pacifisti impegnati nella difesa dei diritti umani. Ma ora la pressione nella regione sta crescendo, e c’è qualcosa che tutti noi possiamo fare per mettere fine alla carneficina e fermare questi delitti: convincere urgentemente l'alleato chiave e fornitore di armi della Siria, la Russia, a smettere di frapporsi a un'azione mondiale.
Per sei mesi ho parlato con i sopravvissuti a torture e stupri, e ho compianto alcuni dei miei più cari amici, pacifisti impegnati nella difesa dei diritti umani. Ma ora la pressione nella regione sta crescendo, e c’è qualcosa che tutti noi possiamo fare per mettere fine alla carneficina e fermare questi delitti: convincere urgentemente l'alleato chiave e fornitore di armi della Siria, la Russia, a smettere di frapporsi a un'azione mondiale.